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Hard Soft-Air, il lato duro dei giochi di simulazione

di: Fabrizio Bucciarelli

Tutti oggi conosciamo la pratica del Soft Air, attività ludico sportiva che
vuole simulare azioni tattiche utilizzando nel massimo realismo possibile
armi a propulsione elettrica o gassosa sparanti piccoli proiettili
praticamente innocui.
Quanti sono al corrente della sua versione più dura e impegnativa nota come
Hard Softair?
Certamente pochi, vista anche la recente innovazione e crescita in questo
ambito.
Iniziamo con l’ affermare che alla sua nascita, nella metà degli anni ’80,
il Soft Air riscosse interesse soprattutto da parte degli appassionati di
militaria e dei giuochi di ruolo, alla “Dungeons & Dragon” per intenderci,
anche perché le armi erano davvero poco più che dei modelli inerti vista la
propulsione manuale a molla, la scarsa gittata, l’estrema imprecisione delle
stesse. Ma oggi, si può godere di oltre 100 giochi di ruolo con la trama militare più incredibile e una grafica coinvolgente. Vi va di vivere una nuova esperienza giocando gratuitamente ai più impressionanti giochi di slot a tema RPG? Se la risposta è sì, allora il Casinò La Riviera Casino è il posto perfetto per voi. Assicuratevi di visitare questo importante casinò francese ed essere pronti per i giochi più stimolanti.
Con l’avvento delle ASG ( Air Soft Gun) elettriche lunghe e corte a raffica
e colpo singolo della prima generazione e soprattutto la realizzazione del
sistema Hop Up che ne regolava al meglio la precisione e gittata nell’ambito
della potenza sempre inferiore ad 1 Joule, l’interesse verso questo fenomeno
che giungeva dal Giappone iniziò a fare proselitismo anche tra persone che
con i voli pindarici dei giochi Fantasy aveva ben poco a che fare e cioè gli
ex militari o persino personale in servizio attivo delle varie specialità
che, ancora giovani, sentivano la necessità di mantenere elevato l’aspetto
“Tattico” e di azione magari propedeutici alla staticità del tiro a fuoco
nei poligoni con armi vere.
Da questi timidi esperimenti e da quella prima generazione di ASG di acqua
ne è passata sotto i ponti del Soft Air : il fenomeno ora è di rilevanza
mondiale e le aziende produttrici di armi elettriche, di equipaggiamenti e
di calzature militari che interessano questa pratica hanno a disposizione
vere e proprie equipe di ricercatori che ne migliorano costantemente le
intrinseche qualità.
In Italia, come in Giappone o negli USA, i giocatori sono migliaia suddivisi
in numerosi Club distribuiti su tutto il territorio nazionale isole incluse,
riuniti e coordinati in organismi associativi e di controllo, con
regolamenti e circuiti di gare che di volta in volta propongono scenari
sempre più orientati ai limiti delle possibilità fisiche e dei materiali
utilizzati.
Da qui alla concezione dell’ Hard Softair il passo è stato breve. Ex
militari oggi in servizio come riservisti o operativi e con una notevole
esperienza alle spalle hanno iniziato a “concepire” una versione differente
da quella semplicistica e “ludica” basata sul classico sparare a raffica
migliaia di colpi al minuto senza troppe cerimonie ma il suo esatto
contrario mutuando e fondendo la concezione “militare” con il Soft Air nei
suoi aspetti più interessanti e cioè l’utilizzo delle nozioni tattiche
legate alla ricognizione, all’orientamento. all’individuazione e all’
ingaggio contro squadre avversarie.
Chi non ricorda, per chi ha effettuato il servizio militare nei Parà, la
tradizionale operazione “Mangusta”? Oppure qualche Campo d’Arma dove i vari
reparti in sinergia e stretto collegamento nei rispettivi ruoli dovevano
resistere all’ipotetico attacco di preponderanti forze nemiche da parte di
una potente nazione avversaria?
Abbiniamo il tutto a una più rinnovata e snella organizzazione del tutto,
escluse armi leggere e pesanti “reali” e non siamo troppo distanti dall’
Hard Softair.
La sua espressione migliore viene valutata nell’ambito delle lunghe gare a
24 o persino 48 ore dove lunghi percorsi ad elevato livello di difficoltà,
rilevazioni di posizione utilizzando bussole tradizionali oppure i sistemi
satellitari GPS, lunghe ore di attesa e violentissimi scontri ravvicinati
tipici di un’ altra tipologia di giuoco denominata C.Q.B. ( Close Quarter
Battle) e magari in notturna e che devono essere ovviamente abbinati ad una
dura preparazione psicofisica e a lunghe sedute di apprendimento e breafing
da partte di veri e propri istruttori.
Una delle Squadre più interessanti in quest’ambito, che è propriamente
militare, è la S.A.T. di Modena inserita nell’ U.N.U.C.I./ C.I.O.R. (Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia/ Riservisti Militari
N.A.T.O.) che la cui struttura da alcuni anni sta movendosi tra le
primissime in quest’ambito già di per sé molto particolare.
Già su MAK Adventure avevamo già ampiamente valutato le interessanti
iniziative dei Riservisti Militari Italiani di ogni ordine e grado dell’
UNUCI che, a dispetto del proprio acronimo, accoglie tra le sue fila non
solo ufficiali ma anche sottufficiali e graduati nonché semplici soldati o
anche simpatizzanti e amici sia uomini che donne che si rispecchino nella
cultura e nelle ottiche della comunità militare ma la creazione tra le fila
della Sezione Provinciale di Modena sotto la presidenza e il comando del
dinamico B.Gen.Maurizio Lauro della prima Squadra Soft Air militare
rappresenta un vero e proprio rivoluzionamento e forse una scissione all’
interno della comunità dei praticanti e giocatori.
Il comandante e membro fondatore Tiziano “Tizio” Saltarelli, coadiuvato dai
validissimi Fabio Fangareggi e “Alle” Costarella, risponde così alle domande
di MAK:
MAK- Da dove nasce l’esigenza di creare una squadra Soft Air all’interno di
una struttura associativa quale l’UNUCI che di fatto è dipendente dal
Ministero della Difesa e bacino dei Riservisti Militari?
Tiziano Saltarelli- A dire il vero non è stata una vera e propria esigenza
ma per noi una naturale forma di evoluzione di una pratica sportiva con
spiccate caratteristiche militari che nelle sue varie forme pratico tra i
primissimi in Italia dal 1987 e che mi vede nell’UNUCI, dopo lunga militanza
nei vari Club locali tra cui gli ottimi Predatori Modena, dal 2001. Il Soft
Air di per sé muore quando muore lo spirito di innovazione specie per chi,
come noi “Vecchi” softgunner, spara pallini da quasi vent’anni. L’esperienza
militare, nel senso reale del termine, fatta da chi ha prestato servizio
nelle varie Armi e Specialità non poteva certo rimanere inutilizzata anche
in quest’ambito e all’interno dell’ UNUCI è stata, dopo un lungo periodo di
necessaria valutazione, accettata anche legata alle regolari esperienze
addestrative cui siamo sottoposti per mantenere in buono stato le capacità
operative. Che sia “Hard Softair oriented” è quasi conseguenza logica del
tutto…
MAK- Quali sono le tipologie di persone all’interno del SAT?
T.S. - Le più varie e alcune persino senza aver effettuato esperienze
militari di alcun genere eccezion fatta per gli obiettori che non possono
entrare a far parte dell’UNUCI per ovvia incompatibilità. L’approccio
avviene in base ai nuovi iscritti UNUCI che vengono immediatamente a
conoscenza del nostro gruppo oppure in base a “Voci” che arrivano alle
orecchie degli interessati che spesso hanno già fatto parte degli altri Club
quali i già citati Predatori in un continuo “girovagare” tipico dei soft
gunners e da cui sono orgoglioso di provenire vista l’elevata e lunga
“militanza” che questa formazione vanta in ambito nazionale. La differenza
tra noi e i Predatori è solamente quella dell’atteggiamento e cioè quello
legato al mondo militare che, di certo, non può essere gradevole per tutti.
Un po’ come le varie sfaccettature del Soft Air no!?
MAK – Un po’ di ostracismo da parte dei “colleghi” militari lo avrete
trovato almeno nella fase iniziale?
T.S. – Ovviamente all’inizio è stato un approccio prudente. Abbiamo cercato
di far capire che eravamo tutt’altro che un gruppo di fanatici guerrafondai
proprio perché, all’interno della comunità con le stellette, questa
tipologia di persone di per sé non esistono né sono gradite dato che la
guerra non è esattamente esperienza piacevole e “sportiva” ma sinonimo di
orrore e distruzione e lungi da noi evocarla se non nella pratica innocua
del Soft Air. Poi abbiamo portato i nostri ufficiali in comando a conoscenza
delle armi e del loro funzionamento, delle loro caratteristiche e
soprattutto delle norme di sicurezza nell’utilizzarle e della loro innocuità
nella pratica. Alla fine abbiamo effettuato alcune prove sul campo per dare
un’ idea della tipologia dell’azione nel Soft Air per poi arrivare ad
inserire a titolo sperimentale alcune prove in ambito di un addestramento
noto come “Marcia & Tiro”. E per “Tiro” intendo quello con armi da fuoco…Da
qui al SAT il passo è stato breve.
MAK- Mi è stato riferito che non è a portata proprio di tutti viste certe
difficoltà e impegno…
T.S.- E’ sostanzialmente vero ma non forse come ci si aspetta. Il SAT, così
come l’UNUCI, è aperto a tutti previe alcune minime selezioni base
necessarie per considerare l’accettazione in una delle due aree: la squadra
e la sua “Elìte” formata e addestrata per le gare nazionali che spesso
impegnano per 24 o 48 ore e magari sotto la pioggia o la neve oppure caldi
torridi. Entrambe godono della stessa importanza ma l’impegno, come le
responsabilità e le capacità tecniche, sono ovviamente differenti.
E se pensi che io ho 40 anni e comando il “gruppo sportivo” composto nella
maggior parte da personale che ne ha la metà hai un’idea del tempo e degli
sforzi che faccio per stare all’altezza della situazione.
MAK- A me basterebbe stare nella squadra dei “normali” e magari divertirmi a
fare l’OPFOR ( Opposite Force – forze avversarie NdR) e magari contribuire
ad addestrare voi altri in attesa che ci portiate qualche coppa.
T.S. – Cosa che farò anch’io quando sarà arrivato il mio “pensionamento” e
che, tra le altre, è sempre molto divertente e stimolante. E, tanto per
sfatare miti inconsistenti, è proprio da questo bacino che arrivano, previa
valutazione di cui sopra, i nuovi appartenenti alla squadra d’ elìte.
MAK – Quali materiali utilizzate solitamente? Esiste differenza tra le
vostre armi o equipaggiamenti e quelle degli altri Soft Air Club?
T.S. – Non dimenticare che noi ci muoviamo da “Militari” e sotto
supervisione UNUCI a sua volta emanazione delle Forze Armate Italiane. Non
possiamo dunque fare proprio come gli altri Club che utilizzano divise e
materiali a seconda delle esigenze personali. Noi vestiamo la divisa
policroma in uso nell’ Esercito con un elmetto in policarbonato leggero tipo
“Fritz” e relativo telino mimetico oppure un cappello regolamentare o una
bandana nelle stagioni calde. Una delle poche concessioni alla fantasia in
fatto di equipaggiamento personale è il Tactical Vest che può essere a
discrezione personale: io ad esempio ne utilizzo di due tipi differenti
selezionati dopo anni di costosi tentativi…Le armi sono in base alle
esigenze personali e ai ruoli e si va dalle Marui alle Classic Army dall’
ormai universalmente noto Colt M4 ai vecchi Kalashnikov AK47.
MAK- Ho sentito che utilizzate gradi militari…
T.S. – Negativo. Sono gradi simbolici che non sono utilizzati dalle nostre
Forze Armate e quindi inutili nell’ambito del Soft Air anche perché, nelle
occasioni ufficiali o durante le esercitazioni ognuno deve rivestire il
proprio grado nella realtà gerarchica. Questi gradi devono semplicemente far
identificare i giocatori tra loro e indicare i punti di riferimento in
ambito delle istruzioni tattiche. Nessuno si fa dar del “Lei” quando si
tratta di softgunners…A proposito: se vuoi puoi farmi il saluto militare con
tanto di “attenti” ma il classico “Ciao!” è altrettanto gradito.
MAK- Che ne pensi di personaggi come Fulignati e altri che hanno gettato le
basi, anzi che stanno facendo evolvere, i concetti dell’ Hard Softair?
T.S. – Che Dio li benedica! E dico sul serio. Credo che il Soft Air debba
molto a uomini come loro, e a soldati come loro, che abbiano generato l’
ondata di creatività ed innovazione in una pratica che sembrava esaurirsi in
milioni di pallini sparati gratuitamente a raffica. Oggi c’è una visione
nuova, più impegnativa certo, ma senza queste nuove concezioni il Soft Air
sarebbe rimasto ancora al vecchio “Bandiera”…
MAK- A due passi da voi ci sono gli ottimi S.A.M. di Montecchio di Reggio
Emilia con il loro mitico Paolo Spaggiari che una ne fa e cento ne pensa
oltre che i numerosi Club di Bologna che è anche la sede dell’organo
ufficiale del Soft Air italiano e cioè Soft Air Adventure del veterano tra i
veterani Martino Ghermanti…
T.S. – Paolo ( Spaggiari NdR) è davvero a capo di una delle migliori squadre
italiane e anche a lui il Soft Air deve moltissimo: pensa che sotto le sue
spalle è gravata per anni l’organizzazione della Festa Nazionale Soft Air
che è il punto di riferimento a livello nazionale dei Soft Gunners
tricolore. Con Martino ( Ghermanti NdR) inutile discutere tanto: con il suo
lavoro ha fatto semplicemente l’impossibile e cioè ha “donato” il Soft Air e
il suo mondo a migliaia di ragazzi e ragazze che altrimenti sarebbe rimasta
a casa davanti al PC a masturbarsi con i videogiochi. Noi lo faremmo “Santo”
ma per ora lo aspettiamo all’UNUCI Modena per rivederlo massicciamente con
le stellette che aveva qualche anno fa…
MAK- Una domanda davvero spinosa: non sono pochi i Club Soft Air che
giudicano i praticanti l’Hard Softair o quelli legati al mondo militare come
“Guerrafondai” e questo è davvero triste. Come rispondi?
T.S.- Scusami ma vorrei farlo direttamente a loro e spero con questo di
farlo anche per tanti altri e magari per l’ultima volta. Il Soft Air non
appartiene a noi o a voi perché quello rimane davvero lo stesso come stesse
rimangono le gittate delle ASG, l’impegno e il divertimento, le tensioni e
le risate, le incazzature e le vittorie. Quello che cambia sono le
differenti esperienze personali che ovviamente mutano l’approccio alla
stessa situazione. Conosco veterani delle Missioni di Pace che la guerra l’
anno vista sul serio con tutte le sue terribili sofferenze e che a Soft Air
giocano anche per far dissolvere quegli orrori con la tecnica dello
Psicodramma, altri che lo fanno per tenersi in forma, altri che ne vedono un
’azione propedeutica a quella addestrativi classica a fuoco e altri ancora
che nemmeno lo sanno. L’esperienza militare che abbiamo vissuto e che
viviamo oggi come Riservisti e come Softgunners non implica, al contrario,
nessuna esaltazione della guerra ma la sua sublimazione attraverso il giuoco
del Soft Air. La cosa che mi fa incazzare, però, è che chi ci fa certe
occhiatacce, chi fa polemica gratuita e inutili o false basse insinuazioni è
la stessa tipologia di persona che magari fa il bravo ragazzo tutti i giorni
e che fuori sul balcone faccia sventolare la bandiera della Pace, come se a
noi questa non piacesse granchè e che poi la domenica si vesta da novello
Rambo con tutte le ultime costosissime novità del settore militare e si
diverta un mondo a “vivere” la guerra non per giuoco ma come “se lo fosse”.
C’è differenza. E questa differenza è la contraddizione che passa tra noi e
loro.

Parole che suonano come proiettili veri e che devono far riflettere i
giocatori, i Softgunners italiani che spesso sono stati essi stessi vittime
di giornalisti ignoranti o buonismi interessati a gridare allo scandalo
verso coloro che nelle domeniche si cimentavano nei giochi di simulazione
bellica invece di andare a massacrare o farsi massacrare come tutti gli
altri allo stadio.
L’Hard Softair è oggi una realtà, forse l’unica vera innovazione del Soft
Air che per caratteristiche tecniche non può evolversi più del possibile ma
che in ogni esperimento vede la possibilità della propria crescita.
E buoni pallini a tutti.


     

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